Chi lo usa in due, chi in contromano, sul marciapiede o a tutta velocità tra la gente. A Milano 136 incidenti in 108 giorni a causa dei monopattini. Il sindaco Sala: «Comportamenti da cambiare»
Come truccare il monopattino: basta googlare i comodi tutorial che t’insegnano a raddoppiare la velocità da 25 a 50 km/h. Come rubare un monopattino: dimenticate i «Ladri di Biciclette» di De Sica, il piccolo Bruno neorealista che in lacrime prendeva per mano il papà disoccupato, a Bolzano ne hanno beccato uno che caricava le tavolette elettriche su un furgone e subito le rivendeva online. Come schiantarsi in monopattino: c’è solo l’imbarazzo della scelta, una media nazionale di due incidenti al giorno, gare notturne di teenager sulle statali intorno a Roma, un povero pakistano che sul lago d’Iseo è riuscito a fare un frontale con una bicicletta. Come ripensare il monopattino: «Ciò che vedo — dice il sindaco di Milano, Beppe Sala — sono comportamenti tutt’altro che esemplari, dall’andare in due al percorrere le strade contromano. Fino a guidare sul marciapiede. Prima d’aumentare la flotta circolante, voglio vedere un chiaro miglioramento nelle modalità d’utilizzo…».
Guerriglia metropolitana
I diari del monopattino sono già un best seller della guerriglia metropolitana milanese. Hasta la rotatoria siempre. La rivoluzione dei trasporti ieri ha fatto altri due feriti, prima o poi si rischia il morto, e ora ecco tutti a spingere: «Disciplinare l’uso è una necessità!» (il pd Borghetti); «situazione fuori controllo!» (il forzista Comazzi); «bisognava pensarci prima!» (il leghista Grimoldi)… Il sindaco Sala promette di sospendere le licenze di sharing, ma l’attacco è anche alle sue scelte green e alle piste ciclabili «della savana, che manco nelle peggiori città del mondo» (Emilio Boccalini, leader dei tassisti). Dagli al monopattinista: silenzioso e pericoloso, i piedi l’un davanti all’altro come l’acrobata che negli anni ’70 passeggiava su una fune sospesa fra le Torri Gemelle (copyright Massimo Mantellini), è il nuovo Urban Cowboy nel rodeo del traffico. Una multa ogni 24 ore per gli stop non rispettati e i marciapiedi invasi, persino un tizio che slalomava sul sagrato del Duomo di Milano. Un’insostenibile mobilità sostenibile, specie in strade a misura d’auto e con un Codice della strada che li chiama ancora «acceleratori di velocità» e in teoria, molto in teoria, non permetterebbe ai monopattini d’andare in strada (art.190, comma 8), né sui marciapiedi (comma 9) e nemmeno sulle piste ciclabili (comma 1). «C’è da chiedersi dove possano andare», sorride Francesco Guadalupi a capo di «Alfie», una società di steward ingaggiata a Milano per «educare» (proprio così) i monopattinisti: «Per ora abbiamo in giro sette educatori, gente sopra i 30 anni perché almeno li rispettano più dei ragazzini. Abbiamo già fermato 400 persone che usavano male il monopattino. Non possiamo multarle, però spieghiamo cosa non fare». Educatori della rivoluzione… Ma non vi mandano a quel paese? «Le assicuro di no».
Affogati nei Navigli
Rovesciati senza stalli, scassati sui sampietrini, affogati nei Navigli. Amati dal grillino Toninelli quanto invisi al leghista Salvini. I monopattini sono ormai quel che furono il Ciao negli anni ’70, la mountain-bike negli ’80, il Segway nei ’90, i roller e l’overboard e la pedalata assistita nell’ultimo ventennio. A Londra, nella pandemia, le vendite di footbike sono aumentate del 230%. A Napoli, il nuovo servizio sharing ha venduto 22mila corse in una settimana. A Bergamo se ne noleggiano più di 500 a notte, quando non vanno i mezzi pubblici. Sospinti dai bonus del governo, respinti da pedoni&automobilisti, i monopattinisti viaggiano liberi e belli: senza patentino, senza targa, senza casco, senza cintura, senza assicurazione, senza obbligo d’età… Peccano in velocità e da qualche tempo sbattono con troppa facilità: solo a Milano, 136 incidenti in 108 giorni. Risvegliando la curiosità della Procura, che vuol vederci chiaro nel business dei 6mila monopattini e delle sette società italiane, tedesche e cinesi che s’accaparrano lo sharing. Irritando tweettaroli tipo Luca Bizzarri: «Ma questa cosa — scrive l’attore — che ogni tre metri c’è un monopattino in mezzo al marciapiede e ogni tre secondi c’è uno che ti sfreccia col monopattino a un metro e ogni tre ore vedi uno che si schianta col monopattino, questa cosa qui è una cosa bella? Cioè è il futuro?».
Tra i tavolini
Non impressionando più di tanto Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo: «Anch’io mercoledì stavo mangiando all’aperto sui Bastioni — racconta — e un monopattino è passato veloce fra i tavolini. Chiaramente, s’è preso gli insulti. Però non penso che il problema siano i monopattinisti: lo sono gli incivili, quelli che posteggiano la macchina sulle strisce, corrono in bici sui marciapiedi o, appunto, taroccano la velocità del monopattino». Gran pedalatore, Giovanni non ama granché il nuovo mezzo: «È per gente più giovane di me. Ma mi fa ridere che adesso lo vogliano limitare: è come quando chiudono la mensa scolastica perché due famiglie non pagano, o tolgono le panchine perché si sdraiano i barboni. Che stupidata. Se c’è chi viola le regole in monopattino, fategli le multe. Ma Milano è una città piatta, il clima è meno freddo: lasciate che si vada su due ruote!…». C’è un assessore lombardo, De Corato, che tiene la contabilità di tutti gli incidenti, delle violazioni, dei congestionamenti provocati dai mezzi green… «Ma s’è mai accorto di quanta gente muore di macchina?».
Fonte: Corriere della sera – link